Gruppo del Pesce, l’ Acquacoltura Sostenibile ora è Nero su Bianco

Acquacoltura Sostenibile: – Le nicchie dell’ allevamento di pesci

Parola d’ordine: sostenibilità. Presente dal 1986, Gruppo del Pesce ha fatto del rispetto del mare e del pesce la sua cifra produttiva. Tanto che nel 2022 ha pubblicato il primo report sul tema. Un condensato di buone pratiche e azioni che rappresentano la cartina di tornasole di una delle maggiori aziende dell’acquacoltura italiana. Presente con sei siti produttivi in diverse regioni italiane, Del Pesce garantisce una produzione 100% italiana dalla nascita alla commercializzazione del prodotto. Nello specifico, spigole, orate e – dal 2020 – ombrine. Una produzione a tutto tondo, insomma, che si sviluppa tanto in mare quanto sulla terra ferma e rappresenta un osservatorio privilegiato sullo stretto contatto fra allevamento ittico e rispetto dell’ambiente.

«Abbiamo mappato lo stato dell’arte aziendale in relazione alla sostenibilità e abbiamo messo in prospettiva le azioni di breve, medio e lungo periodo da intraprendere; il tutto in linea con quella che è l’agenda dell’Onu sul tema. Legandoci a ciò abbiamo creato un percorso che si svilupperà su tutti gli impianti con qualche progetto pilota», ha spiegato Ludovica Lococo, referente per la sostenibilità dell’azienda. In totale, sono sei gli impianti che fanno parte del Gruppo che offre l’occupazione ai più di 200 professionisti del settore.

L’obiettivo è quello di mettere in moto una serie di attività che riescano a tenere in equilibrio la sostenibilità ambientale e sociale con quella economica: «Queste dimensioni non sempre coincidono facilmente. Anche se la sorpresa maggiore durante la fase di compilazione del report è stata vedere che su diversi aspetti già ci muovevamo in un’ottica dell’acquacoltura sostenibile. E’ un percorso complesso ed impegnativo, ma è unico a garantire il futuro del nostro pianeta: ogni azione che aumenta la sostenibilità del comparto va esplicata e raccontata. Pensiamo, per esempio, al riciclo delle reti che è già una prassi consolidata in diversi siti produttivi. Oppure, l’avviamento delle big bag nel network virtuoso dell’economia circolare affinché vengano trasformati in PA utile per la creazione di altri oggetti necessarie a industrie come quella automobilistica o degli elettrodomestici. Senza considerare il fatto che non utilizziamo mangimi Ogm sostenendo un ciclo produttivo il più rispettoso possibile del benessere dei nostri pesci», continua Ludovica. A questo si aggiunge il fatto che il Gruppo del Pesce può anche fregiarsi di diverse certificazioni che valorizzano sia le modalità di allevamento che adottano tecniche migliorative per ridurre il fenomeno dell’antibiotico-resistenza e che garantiscono il non utilizzo di trattamenti antibiotici, sia le certificazioni strettamente legati ai protocolli per la definizione di buone pratiche agricole relative al benessere animale, la sicurezza dei lavoratori e la corretta gestione aziendale, senza trascurare quelle che prevedono audit periodici sui processi di produzione e trasformazione alimentare.

A offrire un ulteriore slancio verso pratiche sostenibili è il rapporto con la Gdo: «Oltre il 90% della nostra produzione finisce sui banchi dei supermercati. Per loro il tema della sostenibilità è molto centrale e fa la differenza in ottica commerciale. I buyer delle insegne sono spesso acceleratori, con le loro richieste, dell’adozione di buone pratiche anche a livello produttivo. Basti vedere i disciplinari di produzione richiesti per offrire al cliente finale il giusto prodotto e che incidono poi su tutta la filiera», conclude Ludovica Lococo. Su questo filone si inseriscono anche i progetti di Gruppo del Pesce come l’introduzione di mangimi realizzati con farine di insetti, l’installazione di pannelli fotovoltaici nei nostri allevamenti, e la riduzione dell’utilizzo dell’acqua negli impianti a terra.

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