Acquacoltura Giovane
Nell’areale di Valdastico, in provincia di Vicenza, dove le colline iniziano a formare le montagne, un’attività di famiglia è arrivata alla terza generazione con Stefano Stefani, 33 anni. Assieme lui, la compagna Giada, 26 anni e la scelta di prendere le redini di un’azienda nata negli Anni ’50 specializzata nel ripopolamento ittico delle acque. «Anche se nel prossimo futuro stiamo progettando uno sbocco nel canale alimentare con filetti e lavorati, tipo burger. Soprattutto a base di salmerino, una produzione di nicchia che aiuterebbe a posizionarci sul mercato», racconta Stefano, un passato da studente di Scienze motorie abbandonato per dedicarsi al lavoro in azienda. Nel frattempo, procede l’attività tradizionale: dalle uova alla trota adulta tutto viene immesso nei fiumi per favorire l’attività di pesca, ovviamente in coordinamento con associazioni di pescatori, Regione e Province. Traducendo l’attività in numeri, si tratta di circa 3-4 milioni di uova nate e 500-700 quintali di trota iridea all’anno.
La base operativa è Valdastico, dove ha sede lo stabilimento originario e in Val di Laghi a Posina un altro stabilimento acquistato sette anni fa cui si sommano un allevamento regionale e uno a Sandrigo (VI), momentaneamente fermo. «Il focus principale è quello del ripopolamento ittico, ovvero della semina nelle acque pubbliche, contribuiamo a sostenere la vita nei torrenti. Anche adesso che siamo in un periodo di forte pressione da parte uccelli ittiofagi e la pesca sportiva che è ripartita, contribuire con le semine significa mantenere viva la presenza delle trote e sostenere il mercato. Basta andare a Chioggia per capire quale sia la portata della domanda», racconta Stefano. Un mondo che ha conquistato anche Giada: «Ho conosciuto Stefano tre anni fa, stavo ancora studiando Economia all’Università. Dopo la laurea ho trovato lavoro in uno studio di commercialisti e ho iniziato a passare il weekend in allevamento o lungo i fiumi. Una prospettiva diversa. Ho capito che l’ufficio mi soffocava, allora ho deciso di cambiare. Al momento mi occupo dell’avannotteria, mansione faticosa, ci sono periodi in cui c’è tanto da fare; essere a contatto con la natura è il lavoro che fa per me».
A supportarli, un team di 5 persone che gestisce «pesci vivi in acqua corrente – sintetizza Stefano – Basta un piccolo problema e nel giro di mezz’ora rischi di perdere un allevamento intero: a causa di un tronco che blocca l’acqua o di un agente inquinante, siamo soggetti a piene e siccità. Il lavoro ti prende, e fare ferie è difficile, per questo il passaggio generazionale dell’attività del ripopolamento ittico con i giovani è difficile. Anche io avevo dei preconcetti, poi ti trovi sul campo e vedi che puoi far funzionare tutto grazie ad alcuni accorgimenti». Sia a livello di tecnologia, macchinari e mangimi innovativi; sia a livello organizzativo e di work-life balance. Tutti sinonimi di sostenibilità: «Partiamo avvantaggiati, come produttori e consumatori, grazie al contesto in cui ci troviamo. L’acqua, per esempio, è quella del fiume Astico. Il suo tragitto da dove sgorga ai nostri stabilimenti è breve e diretta non c’è alcun impianto a monte. Quindi riceviamo acqua di ottima qualità ed anche a Sandrigo utilizziamo acqua sorgiva locale. Nell’impianto di Laghi intubiamo l’acqua direttamente nella roccia: la prima luce che vede è quella dell’avannotteria», aggiunge Stefano.
Risorse da sfruttare al meglio in un periodo di difficoltà economica generalizzata e nel periodo di cambiamento climatico: «A livello di stress idrico, la scorsa estate abbiamo toccato il limite, pure l’energia elettrica è aumentata insieme con il costo per i mangimi e l’ossigeno. Infine, il trasporto. Una voce di costo che spesso si trascura», conclude Stefano.
Foto Copertina @Stefano Stefani