Acquacoltura Giovane
Un’attività giunta alla terza generazione e, al contempo, una realtà giovane, sia nei suoi componenti che sul mercato. Il brand Mitilla, avviato dai fratelli Lorenzo e Genny Busetto nel 2019 racchiude tutto questo. E anche qualcosa di più: uno sguardo sul futuro della mitilicoltura che traccia una direzione chiara per una pratica antica ma ancora ricca di valore inespresso; soprattutto dal punto di vista commerciale. «La conferma che avevamo intrapreso la strada giusta è arrivata nel 2020, a un anno dall’avvio dell’attività, quando Forbes ci ha incluso nella lista delle “100 Eccellenze Italiane”: la selezione di qualità è la chiave per il successo», afferma Lorenzo Busetto, classe 1984.
«Dopo il primo anno di scuola superiore ho capito che lo studio non faceva per me, così ho deciso di seguire mio papà in mare – racconta il giovane imprenditore – Lui per primo aveva capito che il settore stava cambiando e che la ricerca e l’attenzione per la qualità del prodotto sarebbero state due caratteristiche differenzianti sul mercato. Così decise di chiedere una concessione per l’allevamento delle cozze a 3 miglia dalla costa di Pellestrina, nel mare di fronte alla nostra isola. Un luogo ideale per allevare un prodotto di qualità grazie alla sua acqua di “Tipo A”, ossia così sana e pulita da non richiedere alcun tipo di depurazione». Un’intuizione che, dopo la scomparsa prematura del padre, Busetto ha deciso di portare avanti e far evolvere. L’obiettivo era chiaro: farsi riconoscere come prodotto espressione di un territorio e di una tradizione che mette al centro la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente e delle specie marine senza per questo derogare al gusto e alla competitività commerciale.
Alla base, un sistema di lavorazione artigianale il cui fulcro è un’imbarcazione di 16 metri che Busetto e i suoi collaboratori utilizzano ogni giorno come base operativa. «Da qui gestiamo l’intero processo produttivo che corrisponde a un ciclo di 12-14 mesi. Si inizia in estate con la raccolta del seme e l’avvio della riproduzione. Successivamente, secondo il modello longline, che prevede l’utilizzo di una fune rettilinea detta “il trave”, ancorata al fondo del mare mediante contrappesi in calcestruzzo e mantenuta a una profondità costante di circa tre metri da una serie di galleggianti, le cozze crescono all’interno di reti tubolari di polipropilene che vengono periodicamente sostituite con reti a maglia sempre più larga via via che la cozza cresce», spiega Busetto. La fase finale di raccolta e selezione, infine, avviene a mano grazie a un team di giovani addetti, alcuni dei quali under 40. «Crediamo molto nei giovani. Certo, la burocrazia non aiuta l’inserimento delle nuove leve. Quest’estate, per esempio, abbiamo cercato di coinvolgere un ragazzo di una scuola alberghiera che voleva approfondire la sua conoscenza della materia prima. Purtroppo fra carte e documenti vari, prima di settembre non sarebbe stato possibile farlo salire in barca con noi e l’opportunità è sfumata. Un peccato perché, dal mio punto di vista, l’attrattività dell’acquacoltura è frenata proprio dalla mancata conoscenza del settore. Per quanto ci impegniamo a raccontare quello che facciamo e come lo facciamo, niente batte l’esperienza sul campo», rivela Busetto.
D’altronde, come far capire che la mitilicoltura è una pratica altamente sostenibile se non seguendo da vicino la crescita delle cozze? «In pochi sanno che allevare questa specie è una dei migliori strumenti per ridurre la Co2 presente in atmosfera dal momento che questa molecola rappresenta un elemento essenziale, insieme all’ossigeno che si trova in mare, per la costituzione del guscio della cozza», sottolinea Busetto. Un dettaglio non di poco conto e che potrebbe portare all’implementazione della mitilicoltura nell’ambito dei carbon credit, ossia la vendita di crediti di sostenibilità ad aziende alla ricerca di compensazioni ambientali alle proprie attività. Allo stesso modo, in pochi sanno che, studiati e controllati dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie e oggetto di Tesi dell’Università di Torino, nelle stesse acque in cui viene allevata Mitilla cresce anche Mitilla 29: una specie di cozza proveniente dalla Galizia, in Spagna, e che ben si adatta allo sviluppo nelle acque del nostro mare (dove sosta per 29 giorni così da sviluppare un gusto e un profumo unici nel suo genere).
Su questi aspetti punta l’intensa attività di marketing grazie alla collaborazione con Idea Food & Beverage portata avanti fin dall’inizio dell’avventura (l’ultimo sforzo è stata la collaborazione di Mitilla con i soci del Gruppo Bevanda Malamocco Aps e i volontari per battere il Guinness World Record di 20mila cozze al forno gratinate) che assolve anche al compito di rendere più attrattivo un lavoro sicuramente faticoso ma gratificante: «Usciamo in mare la mattina presto, torniamo stanchi, ma possiamo dire che la luce del nostro “ufficio” è l’alba e che i nostri colleghi di lavoro sono membri della nostra famiglia, eredi di una tradizione secolare e, allo stesso tempo, innovatori dal momento che siamo chiamati quotidianamente a trovare una soluzione alle conseguenze del cambiamento climatico», conclude Busetto.
Foto Copertina @Mitilla